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Un’Italia in lungo e in largo: gli spaghetti di Maurizio Lauriola

Un’Italia in lungo e in largo: gli spaghetti di Maurizio Lauriola

 

A Chienes (BZ), in Val Pusteria, è a disposizione tutto quel che serve per una vacanza in pieno relax. Per non lasciare nulla al caso si può optare per ura struttura rinnovata e attrezzata, come il Bonfanti Design Hotel. Il paesino è piccolo, ma i dintorni  offrono una varietà di attrattive: siamo vicinissimi al Plan de Corones, con i suoi 2275 m di altitudine,  116 km di piste e 31 impianti di risalita, all’apice di un’ampia fascia boscosa lungo il versante sud della Val Pusteria. Se non si è portati per gli sport invernali si può optare per le cavalcate, il trekking e l’e-bike:  le Ciclabili Val Pusteria, Valle Isarco e Valli di Tures offrono chilometri e chilometri di respirazione purissima e panorami indimenticabili. 

E ai veri gourmet cosa riserva la Val Pusteria? Il Bonfanti Design Hotel ha una risposta di prim’ordine, che prende il nome di Maurizio Lauriola, chef pugliese con esperienze peninsulari da sud a nord. È partito infatti da Monte Sant’Angelo, passando poi per Isole Tremiti, Roma, Parma e Modena, ove assieme ad un socio ha aperto un ristorante di pesce nella patria del maiale: evidentemente, ama le sfide. Prima di fermarsi al Bonfanti Hotel di Chienes, ha fatto esperienza anche a Selva di Val Gardena: c’è qualcosa, nel contesto altoatesino, che lo fa sentire a suo agio. “Anzitutto ci troviamo in montagna,” fa presente Maurizio, “circondati dalla natura e dai boschi: un po’ come a Monte Sant’Angelo, vicino al parco del Gargano, dove sono nato.  Sia l’ambiente sia la mentalità montanara si rassomigliano, in questi due luoghi geograficamente lontani. Gli altoatesini, però, sembrano avere quella predisposizione alla crescita e quella capacità di affrontare sfide sempre nuove che costituiscono, oggi come oggi, doti non comuni.” La ricetta propostaci dallo chef Maurizio Lauriola di montanaro non ha nulla, e riesce anzi a mettere insieme risonanze mediterranee di provenienze diverse: basta dare una scorsa agli ingredienti per afferrare il concetto. Andiamo dunque alla scoperta di questi spaghettoni all’italiana, certamente, ma di un’Italia vissuta “in lungo e in largo.”

Un’Italia in lungo e in largo.   Dosi per 4 persone: 400 gr ricciola, 2 limoni , 1 rametto di rosmarino, 1 spicchio d’aglio, 16 olive taggiasche intere denocciolate (4 a porzione), olio qb, pepe qb, 400 gr di spaghettoni a sezione quadrata.
Deliscare la ricciola e farla a cubettini. Dimensione: più o meno la stessa delle olive taggiasche denocciolate. L’olio deve essere in queste proporzioni: olio di olive taggiasche 1/4 + 3/4 olio evo normale. Col pelapatate tirare via la scorza del limone tagliata molto finemente, aggiungere gli aghi di rosmarino, l’olio come precedentemente descritto, lo spicchio d’aglio; creare un’ emulsione col Minipimer, quasi una maionese senza uovo. Per farla montare meglio, in precedenza mettere l’olio in frigorifero per un paio d’ore.

Far saltare la ricciola in padella con pochissimo olio evo, in modo tale che rimanga rosa dentro, e toglierla dalla padella. Gli spaghettoni vanno portati a metà cottura in abbondante acqua salata: una volta scolati, versarli nella padella ove è stato cotto il pesce e risottarli, aggiungendo acqua calda salata un po’ per per volta. A cottura completata, con gli spaghettoni ancora un po’ duri, si macina il pepe e si aggiunge la ricciola cotta in precedenza, le olive taggiasche intere e l’emulsione: a questo punto si manteca, badando a non far scuocere la pasta. Si sentirà un sentore fresco di limone associato al rosmarino, in accostamento al sapore deciso dell’oliva taggiasca e della ricciola, un pesce azzurro dal gusto abbastanza intenso. 

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